Il recente sondaggio del Regional Innovation Scoreboard 2025 della Commissione Europea dipinge un quadro di competizione tecnologica in cui il Nord Italia tallona l’eccellenza, mentre la Campania si distingue per i progressi più rapidi. L’Italia, tuttavia, arranca complessivamente nella classifica della competitività globale. Analizziamo meglio i fattori che contribuiscono a questa dinamica e cosa può insegnarci il caso campano per rafforzare il tessuto innovativo nazionale.

Il primato del Nord Italia: stabilità e infrastrutture
Le regioni del Nord—Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Trentino-Alto Adige—guidano la classifica nazionale delle aree più innovative. Si posizionano al vertice per capacità innovativa, seguite da Friuli-Venezia Giulia e Veneto. Analogamente, l’ambito regionale europeo ARII del 2023 colloca Lombardia (31° in Europa), Emilia-Romagna (52°), Trento (63°), Piemonte (92°) e Lazio (98°) tra le 100 migliori realtà euromediterranee.
Cosa spinge il Nord? 1) Alta dotazione di infrastrutture e politiche stabili per il trasferimento tecnologico 2) Presenza di cluster industriali consolidati e reti tra università, imprese e centri di ricerca. 3) Ecosistemi educativi forti, con alta incidenza di laureati STEM e personale R\&D nelle imprese.
L’Italia arranca a livello internazionale
Il quadro nazionale resta fragile: l’Italia si piazza al 30° posto nel Global Innosystem Index 2025, arretrando rispetto alla classifica 2022, penalizzata dalla mancanza di capitali, di personale qualificato e investimenti in R&S. Anche dal punto di vista dell’attrattività di investimenti esteri e talenti, il nostro Paese appare in difficoltà: circa solo l’11% della sua spesa universitaria è finanziata da fonti straniere, contro un 50% registrato in Israele. Tuttavia, l’efficienza della ricerca italiana è elevata: il nostro Paese si piazza al 4° posto tra i più efficaci in ambito accademico, ma fatica a trasformare questi successi in innovazioni concrete e brevetti.
Sud in crescita: Basilicata e Campania sorprendono
Nonostante le differenze strutturali, alcune regioni meridionali stanno recuperando terreno. Tra il 2014 e il 2021, l’Innovation Index più elevato nel Mezzogiorno è stato registrato da Basilicata (+49%) e Campania (+45,8%). Risultati nettamente distanzianti rispetto alla media nazionale (+33,5%).
L’accelerazione innovativa non è casuale, ma frutto di politiche integrate, capitalizzazione di fondi europei (PNRR e FESR 2021-27), e interventi mirati su capitale umano e infrastrutture.
- Il Programma regionale FESR 21/27 ha stanziato oltre 5,5 miliardi di euro, di cui 1 miliardo è destinato a R\&I e digitalizzazione: una dotazione senza precedenti.
- Il Polo Tecnologico San Giovanni a Teduccio, realizzato con un investimento di 70 milioni, messi in rete con il mondo privato e universitario, è diventato hub internazionale di formazione e innovazione.
- Fondi come “Campania Startup” hanno raddoppiato le risorse a 10 milioni, selezionando 56 progetti tra le 400 candidature, a supporto di startup, spin-off accademici e talenti giovani.
- Le regioni del sud è in prima linea in ambiti strategici come scienze della vita (farmaceutico +105% addetti), agritech, aerospazio e quantum technologies, arrivando a ospitare la prima Quantum Computing Academy nazionale.
- Il programa ESA IRIDE nella space economy e investimento nella quantum technology rappresentano scommesse lungimiranti su tecnologie emergenti.
Lezione nazionale: elementi chiave da replicare
L’esperienza delle regioni del sud italia insegna che anche territori marginalizzati possono diventare innovativi grazie ad una visione politica chiara, apertura all’innovazione, utilizzo strategico dei fondi europei. Questi elementi sottolineano che il Mezzogiorno può diventare un laboratorio virtuoso con ricadute per l’intero sistema-Paese.
A che punto siamo? I prossimi passi per l’Italia
La classifica globale del 2025 ci ricorda che l’Italia, pur rinforzata da eccellenze, è ancora penalizzata da carenze strutturali: capitale umano limitato, attrattività debole e scarsa capacità di tradurre l’eccellenza scientifica in innovazione industriale. Cosa serve:
- Rafforzare investimenti pubblici e privati in R&S.
- Migliorare l’attrattività verso i talenti (riducendo il brain drain).
- Creare connessioni territoriali, promuovere incentivi e supportare ecosistemi innovativi in periferia.
Verso una nuova mappa dell’innovazione
Il Nord domina grazie a continuità e risorse accumulate. Tuttavia, il meridione — con la Campania in testa — emerge come modello di innovazione rapida e concreta. Per un’Italia più competitiva su scala globale servono politiche integrate, attenzione al capitale umano e cooperazione tra territori.
Un’Italia che investe in innovazione è un’Italia che guarda al futuro con fiducia, non solo come Paese manifatturiero, ma come nazione capace di guidare la trasformazione economica e tecnologica. Il momento di agire è adesso.
