sabato, Novembre 23, 2024

Quando il lusso non è abbastanza – Albert Gonzalez (hacker noto come “Soupnazi”)

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Nato da genitori cubani nel 1981, è diventato uno degli hacker più noti e discussi degli ultimi decenni. Conosciuto online con il soprannome di “Soupnazi”, Gonzalez è famoso per aver orchestrato una serie di attacchi informatici che gli hanno permesso di acquisire e rivendere oltre 180 milioni di carte di pagamento tra il 2005 e il 2007, una delle più grandi frodi della storia.

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Cresciuto a Miami, Florida, mostrò fin da giovane un talento naturale per l’informatica. Fin dall’adolescenza, era già in grado di aiutare i vicini a installare i computer nelle loro case. All’età di 14 anni, Gonzalez riuscì a penetrare nella rete della NASA, un’impresa che attirò l’attenzione dell’FBI, segnando la sua prima visita da parte delle forze dell’ordine. Questo primo incontro non lo dissuase dal perseguire attività illecite.

Durante gli anni del liceo alla South Miami High School, Albert iniziò a immergersi nel mondo dell’hacking, frequentando chat room online e approfondendo le sue conoscenze di programmazione e sicurezza informatica. Anche se i suoi voti scolastici ne risentirono, il suo interesse per i computer continuò a crescere. Si diplomò nel 1999.

Il soprannome “Soupnazi” deriva da un personaggio della popolare sitcom “Seinfeld”.

Albert abbandonò presto il college e divenne un membro attivo del forum “SlmdowCrew”, una comunità di hacker dediti alla vendita di dati di carte di credito e altri servizi illegali. Nel 2002, senza un lavoro stabile, trovò in queste attività una fonte di guadagno.

Il primo arresto:

nel 2003, fu arrestato a New York mentre prelevava contanti da più carte di credito compromesse. Accettò di patteggiare e divenne un informatore nell’Operazione Firewall, una squadra federale che combatteva il crimine informatico. Nonostante lavorasse per il governo, Gonzalez continuò le sue attività illegali, migliorando le sue competenze di hacker e raccogliendo informazioni preziose sul funzionamento delle indagini della polizia.

Il ritorno a Miami:

per proteggersi, gli fu consigliato di tornare a Miami, dove divenne un informatore pagato per l’ufficio dei servizi segreti di Miami. Qui visse una vita lussuosa, acquistando veicoli, condomini e soggiornando in hotel di lusso. Durante il giorno collaborava con la polizia, mentre di notte continuava a gestire la sua impresa illegale di vendita di carte di credito rubate. Nel 2007, però iniziò a stancarsi del suo lavoro per i servizi segreti e la sua utilità fu messa in discussione. Decise di cercare una nuova sfida, dedicandosi alle “SQL Injection”, un tipo di attacco che permette di accedere ai dati memorizzati nei database delle web application.

Il secondo arresto e la condanna

Nel maggio del 2008, gli agenti federali lo catturarono assieme al suo complice Stephen Watts in un lussuoso hotel di Miami. Durante la perquisizione, trovarono una pistola, due computer e 25.000 dollari in contanti. Gonzalez ammise di aver seppellito un barile contenente un milione di dollari nel prato dei suoi genitori.

Le indagini rivelarono milioni di numeri di carte rubate, strumenti di hacking e comunicazioni crittografate con altri hacker. Soupnazi fu condannato a 20 anni di prigione nel 2010, la pena più lunga mai inflitta per un reato informatico, grazie alla sua collaborazione con le autorità.

Vita attuale e redenzione:

Albert Gonzalez ha espresso rammarico per i suoi crimini, ammettendo di non aver mai considerato l’impatto delle sue azioni sulle vite delle persone colpite. Si prevede che sarà liberato dal carcere nel 2025, grazie alla buona condotta.

Attacchi Famosi: TJX e Heartland Payment Systems

Uno dei più noti attacchi orchestrati da Soupnazi fu contro la catena di negozi TJX Companies, che possiede TJ Maxx e Marshalls. Utilizzando tecniche di SQL Injection, Gonzalez e il suo gruppo riuscirono a penetrare nei sistemi di sicurezza delle aziende, rubando informazioni su milioni di carte di credito. Questo attacco, scoperto nel 2007, causò enormi perdite finanziarie e danni alla reputazione delle aziende coinvolte.

Il secondo e più eclatante fu quello contro Heartland Payment Systems, uno dei più grandi processori di pagamenti degli Stati Uniti. Nel 2008, riuscì a infiltrarsi nei sistemi di Heartland, rubando informazioni su circa 130 milioni di carte di credito. Questo attacco è considerato uno dei più grandi furti di dati della storia.

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