sabato, Aprile 12, 2025

“Cyber Index PMI” (mar2025) tra progressi e sfide ancora aperte.

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Le Piccole e Medie Imprese (PMI) costituiscono la spina dorsale dell’economia italiana, rappresentando oltre il 90% del tessuto imprenditoriale. In un contesto sempre più digitale, esse non possono più trascurare la sicurezza informatica: gli attacchi ai sistemi aziendali mettono a rischio la continuità del business e la fiducia dei clienti. Secondo i dati emersi dall’indagine appena presentata da “Cyber Index PMI”, la consapevolezza è in crescita, ma occorre ancora compiere passi decisivi per raggiungere una reale maturità strategica nella protezione dei dati e delle infrastrutture.

Assicurazione Cyber per salvaguardare le aziende nella nuova era digitale

Una consapevolezza in crescita: i dati chiave e un quadro sostanzialmente concorde su un trend positivo: 

La cybersecurity una priorità “alta” o “molto alta” entro i prossimi anni, contro il 45% di cinque anni fa.  Parallelamente, nell’analisi il 74% delle aziende intervistate dichiara di sentirsi esposto a rischio di attacco nei prossimi 12 mesi. In particolare, il 49% teme un aumento di minacce ransomware e il 36% è preoccupato per la scarsa difesa delle supply chain. 

Strategia matura (un obiettivo ancora distante):

Se la maggioranza delle PMI riconosce l’importanza di proteggersi, rimangono diverse criticità sul versante della pianificazione e della governance.

Solo il 27% delle aziende coinvolte nello studio afferma di avere un piano di cybersecurity formalizzato (incident response, processi di backup e recovery, ruoli definiti) ed il 62% non possedere procedure interne per la gestione delle emergenze informatiche. 

Formazione e competenze: un divario da colmare.

Un’altra area debole riguarda le competenze del personale: 

Il 54% delle PMI dichiara di non avere in organico figure specializzate in sicurezza informatica e di non aver mai svolto corsi di formazione per sensibilizzare i dipendenti su phishing, ingegneria sociale o best practice di base.

Budget e investimenti: cifre in aumento, ma non abbastanza.

Gli studi citati convergono su un incremento degli investimenti in cybersecurity: 

Il 41% delle PMI destina dall’1% al 3% del budget IT alla sicurezza, mentre un ulteriore 15% spende quote superiori. Nella rilevazione di “Cyber Index PMI”, il 52% delle aziende prevede di aumentare la spesa per soluzioni di difesa entro il prossimo anno.   Gli esperti sottolineano che misure come il semplice firewall o l’antivirus non bastano più: occorrono tecnologie di rilevamento proattivo, monitoraggio continuo (SOC) e piani di incident response, cui dedicare risorse adeguate.

L’approccio “Zero Trust” e le soluzioni “as-a-service”.

Un elemento interessante è l’emergere di nuove tendenze: 

Il 60% delle PMI dichiara di valutare soluzioni “as-a-service” per la cybersecurity entro i prossimi tre anni, come piattaforme di endpoint protection gestite e servizi di Security Operation Center esterni. L’analisi riscontra una maggiore curiosità verso l’approccio Zero Trust, basato sull’idea che nessun dispositivo o utente, interno o esterno, vada considerato intrinsecamente affidabile. Ciò richiede reti segmentate, controlli di identità stringenti e monitoraggio costante delle anomalie. 

La copertura assicurativa cyber: un’opzione in crescita.

Un altro capitolo interessante riguarda le assicurazioni cyber: 

Soltanto il 9% delle aziende possiede già una polizza specifica. A causa dell’aumento dei ransomware e dei rischi reputazionali, questo dato potrebbe raddoppiare entro il 2025, poiché le PMI cercano di proteggersi anche dal punto di vista finanziario in caso di incidenti. Tuttavia, la stipula di una polizza non sostituisce gli investimenti in prevenzione: molte compagnie assicurative, infatti, chiedono alle imprese di dimostrare standard minimi di sicurezza prima di offrire coperture.

Dal riconoscimento del rischio all’azione sistematica

In sintesi, l’indagine di “Cyber Index PMI” descrivono un panorama in evoluzione: le PMI italiane mostrano maggiore consapevolezza sulle minacce cyber, ma mancano ancora strategia e cultura di difesa davvero mature. Le lacune nelle competenze interne, la carenza di procedure strutturate e la limitata disponibilità di budget rimangono nodi critici. Tuttavia, la crescente adozione di servizi di sicurezza esterni, l’interesse per l’approccio Zero Trust e il potenziale incremento delle assicurazioni specifiche rappresentano segnali di un percorso di maturazione in corso.

Per affrontare con successo le sfide future, sarà determinante che le PMI passino da un atteggiamento “reattivo” a uno “proattivo”: dotarsi di piani di incident response, investire in formazione regolare per il personale, adottare tecnologie di monitoraggio continuo e instaurare partnership di fiducia con fornitori specializzati. Solo così sarà possibile trasformare la crescente consapevolezza sulla cybersecurity in un vantaggio competitivo e in una solida difesa contro le minacce in costante evoluzione.

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