giovedì, Novembre 21, 2024

“Di che fibra siamo fatti”. Il caso triste dell’eccellenza italiana FOS (Prysmian)

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Le infrastrutture digitali si indeboliscono e le opportunità per le future generazioni si affievoliscono. Questo scenario è quasi realtà. Torna alle cronache dopo un servizio RAI la chiusura dello stabilimento Fos (Prysmian) di Battipaglia, un polo fondamentale nella produzione di fibra ottica nel nostro Paese.

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Un colpo al cuore

Prysmian, leader mondiale nel settore dei cavi e dei sistemi per l’energia e le telecomunicazioni, nella primavera 2024 annuncia la chiusura del sito di Battipaglia a causa dei costi insostenibili di produzione. Questa decisione non solo ha messo a rischio oltre 300 posti di lavoro, ma ha rappresentato un duro colpo per l’autonomia tecnologica italiana. La fibra ottica prodotta nello stabilimento è essenziale per lo sviluppo della rete nazionale e per garantire connessioni veloci e affidabili a cittadini e imprese.

Le ragioni dietro la decisione, secondo quanto riportato da fonti autorevoli, l’azienda ha motivato la chiusura con l’elevato costo delle materie prime e dell’energia in Italia, che rendono la produzione meno competitiva rispetto ad altri Paesi. Inoltre, la saturazione del mercato europeo della fibra ottica ha contribuito a ridurre la domanda, aggravando ulteriormente la situazione economica dello stabilimento.

Implicazioni Economiche e Sociali

La chiusura dello stabilimento di Battipaglia avrà conseguenze significative non solo per i lavoratori direttamente coinvolti, ma anche per l’intera comunità locale e l’indotto economico della regione. La perdita di posti di lavoro potrebbe innescare una crisi occupazionale in un’area già segnata da sfide economiche. Inoltre, la diminuzione della produzione nazionale di fibra ottica potrebbe aumentare la dipendenza dell’Italia da fornitori esteri, con possibili ripercussioni sulla sicurezza delle infrastrutture critiche.

Un allarme per l’industria tecnologica Italiana

La digitalizzazione è fondamentale per la competitività di un Paese, la chiusura di uno stabilimento strategico come quello di Prysmian solleva interrogativi sul futuro dell’industria tecnologica italiana. La fibra ottica è la spina dorsale delle comunicazioni moderne, essenziale per lo sviluppo del 5G, dell’Internet of Things e delle Smart Cities. Perdere capacità produttiva in questo settore potrebbe rallentare l’innovazione e limitare le opportunità di crescita economica.

E’ fondamentale che istituzioni, aziende e comunità lavorino insieme per trovare soluzioni sostenibili:

  • Incentivi governativi: Agevolazioni fiscali e contributi per ridurre i costi di produzione e rendere lo stabilimento più competitivo a livello internazionale.
  • Investimenti in innovazione: Implementare tecnologie avanzate per aumentare l’efficienza produttiva e sviluppare nuovi prodotti ad alto valore aggiunto.
  • Partnership strategiche: Collaborare con altre aziende e centri di ricerca per condividere conoscenze e risorse, creando sinergie che possano rilanciare il settore.

Le multinazionali hanno una responsabilità non solo verso gli azionisti, ma anche verso i lavoratori e le comunità in cui operano. Valutare alternative alla chiusura, come la riconversione dello stabilimento o l’aggiornamento tecnologico, potrebbe non solo salvare posti di lavoro, ma anche rafforzare l’immagine aziendale e contribuire allo sviluppo sostenibile del Paese.

Viene difficile restare indifferenti di fronte ad un evento così poco lungimirante per il futuro tecnologico del nostro Paese. La fibra di Battipaglia, eccellenza Italiana, ha cablato tutta l’Australia, mentre noi acquistiamo fibra cinese ed indiana che ha una durata media di 3-5 anni a fronte della fibra Pugliese certificata per durare 20 anni.

Come succede in atri stati Europei, gli appalti, soprattutto pubblici, dovrebbero dare priorità alle maestranze ed eccellenze italiane e non esclusivamente essere determinati dal fattore prezzo (ovviamente al ribasso).

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