Base Operativa – agosto 2024 – Le linee del fronte si estendono ben oltre i confini fisici delle nazioni, infiltrandosi nei sistemi digitali e nelle infrastrutture che governano la nostra vita quotidiana. Benvenuti nella “Cloud War”, il conflitto invisibile ma pervasivo che si combatte nel cyberspazio. Qui non ci sono trincee, non ci sono eserciti visibili, ma solo codici, server, e potenti attori internazionali che si contendono la supremazia tecnologica.
Dal chip al cloud: Una nuova era di conflitti
Nel corso degli ultimi decenni, la competizione per il dominio tecnologico si è concentrata principalmente sui microchip, quei minuscoli componenti che costituiscono il cervello di ogni dispositivo elettronico. Stati Uniti, Cina, Corea del Sud e Taiwan hanno combattuto duramente per assicurarsi la supremazia in questo campo. Le tensioni si sono intensificate, con i giganti della tecnologia che hanno fatto di tutto per superare i rivali, dalle restrizioni sulle esportazioni ai boicottaggi commerciali.
Ma oggi, il campo di battaglia si è ampliato: dalla “Chip War” siamo entrati nella “Cloud War”. Il cloud computing, un tempo considerato un semplice strumento per l’archiviazione e l’elaborazione dei dati, è ora diventato l’epicentro di una guerra cyber che coinvolge superpotenze mondiali, aziende tecnologiche e governi. La posta in gioco? Nulla di meno che il controllo delle risorse più preziose del XXI secolo: i dati.
I protagonisti
Nel vasto teatro di questa guerra digitale, i protagonisti sono giganti tecnologici che comandano eserciti di server e schiere di data center. Gli Stati Uniti, ancora una volta in testa alla competizione, schierano i loro colossi tecnologici: Amazon con AWS, Microsoft con Azure, e Google con Google Cloud. Dall’altro lato del mondo, la Cina si è imposta prepotentemente, con il sostegno governativo, attraverso le sue potenti armi: Alibaba Cloud, Tencent Cloud e Huawei Cloud. Mentre le superpotenze tecnologiche si scontrano, l’Europa tenta disperatamente di guadagnare autonomia, sviluppando la sua infrastruttura cloud indipendente, nota come GAIA-X. Tuttavia, è evidente che il vecchio continente ha ancora molta strada da fare per competere con i giganti americani e cinesi. Accanto ai grandi nomi, si affacciano anche nuovi attori regionali e start-up innovative, pronti a sfruttare ogni opportunità in questa guerra tecnologica globale.
Minacce invisibili
Con l’espansione del cloud computing, emergono nuove preoccupazioni legate alla sicurezza. Aumenta la paura che affidarsi a fornitori di cloud stranieri per infrastrutture critiche possa esporre le nazioni a rischi significativi. Le violazioni dei dati, lo spionaggio e la perdita di controllo sulle informazioni sensibili sono solo alcune delle minacce che incombono. Le superpotenze sono ben consapevoli che la sicurezza nazionale e la stabilità economica dipendono sempre più dalla capacità di proteggere le proprie risorse digitali.
Per questo motivo, assistiamo a un’ondata di iniziative volte a costruire infrastrutture cloud nazionali, così da poterle controllare e sottoporre a rigidi standard di sicurezza. Questa strategia è vista come l’unico modo per proteggere le nazioni da attacchi cyber devastanti, che potrebbero paralizzare interi settori economici e compromettere la sicurezza nazionale.
La corsa agli armamenti digitali
Dunque il cloud computing è il nuovo campo di battaglia su cui si giocano le sorti del potere globale. Le nazioni stanno investendo miliardi per costruire data center sul proprio territorio, garantendosi così l’indipendenza tecnologica. L’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti hanno espresso la volontà di diventare hub dell’intelligenza artificiale, mentre il Kazakistan e la Malesia stanno rapidamente costruendo le proprie infrastrutture digitali.
Nel frattempo, gli Stati Uniti guardano con preoccupazione alla crescita esponenziale del cloud computing cinese, in particolare quello di Huawei. Washington teme che, se non riuscirà a stipulare accordi con i governi stranieri che stanno investendo miliardi in infrastrutture AI, la Cina potrebbe prendere il sopravvento, dominando i mercati internazionali e relegando gli Stati Uniti a un ruolo secondario.
L’attuale presidente americano Joe Biden, consapevole di queste sfide, ha annunciato di recente un accordo per la costruzione di un data center in Africa, in collaborazione con il presidente del Kenya, William Ruto. Tuttavia, la partecipazione di G42, un’azienda tech degli Emirati Arabi Uniti già partner di realtà cinesi, ha sollevato ulteriori preoccupazioni tra gli esperti di sicurezza americani.
Un nemico invisibile?
Nel cuore della battaglia per il controllo del cloud computing, Huawei gioca un ruolo da protagonista. La Cina sta investendo enormi risorse per costruire la propria infrastruttura cloud, e Huawei è in prima linea in questo sforzo. Il responsabile di Huawei Cloud ha recentemente dichiarato che la Cina dovrebbe “spostare la domanda di potenza di calcolo per l’AI dai chip al cloud“, sfruttando la vasta scala e le capacità infrastrutturali della nazione. Ma il successo della strategia di Huawei dipende dalla capacità della Cina di fare a meno dei microchip più avanzati, soggetti alle restrizioni statunitensi. Anche se la Cina sta importando un gran numero di chip H20 di Nvidia, deliberatamente declassati per rispettare le restrizioni, è evidente che il Paese sta cercando di sviluppare le proprie tecnologie per non dipendere più dai rivali occidentali.
La “Cloud War” è solo all’inizio. Mentre le nazioni e le aziende tecnologiche si preparano per uno scontro senza precedenti, le implicazioni per la sicurezza globale sono enormi. Il controllo delle infrastrutture digitali diventa sempre più cruciale, e il rischio di conflitti cyber su vasta scala è più reale che mai. In questa nuova era di conflitti, le nazioni devono essere pronte a difendere le proprie risorse digitali, sviluppando strategie di sicurezza avanzate e costruendo alleanze tecnologiche globali. La posta in gioco è alta: chi controllerà il cloud, controllerà il futuro. E in questa guerra senza confini, l’unica certezza è che nulla sarà più come prima.