Entro il 2030, il panorama lavorativo globale subirà trasformazioni radicali, con il 14% della forza lavoro che dovrà navigare tra il cambiamento di carriera e l’acquisizione di nuove competenze. È quanto emerge da uno studio del McKinsey Global Survey, che evidenzia come l’87% dei lavoratori sarà esposto a carenze di skill in un contesto lavorativo in rapida evoluzione. Un ulteriore approfondimento del World Economic Forum (WEF) rivela come il 2023 sia stato un anno di notevoli innovazioni digitali, tra cui spicca l’AI generativa, che, nonostante le promesse, non ha ancora inciso significativamente sul benessere generale e sulla crescita della produttività.
Le iniziative globali di re-skilling emergono come risposta cruciale a questi cambiamenti, sebbene rappresentino una sfida a causa delle ingenti risorse necessarie, risorse che molte economie, comprese quelle avanzate, faticano a mobilizzare a seguito delle ripercussioni della pandemia.
Il concetto di “skill gap”, ovvero l’asimmetria tra la domanda e l’offerta di competenze specifiche, e quello di “skill shortage”, la mancanza sul mercato di figure professionali qualificate, sono diventati i principali ostacoli all’adozione di tecnologie all’avanguardia, considerate da oltre l’85% delle organizzazioni intervistate come chiave per la trasformazione aziendale nel prossimo quinquennio.
Nonostante la preoccupazione per la potenziale perdita di posti di lavoro, più della metà delle imprese intervistate dal WEF prevede che queste trasformazioni stimoleranno nuove opportunità occupazionali. Tuttavia, si stima una diminuzione netta del 2% degli attuali occupati, attribuita principalmente all’introduzione dell’AI, che quasi il 75% delle aziende prevede di adottare entro il 2027.
Il futuro del lavoro richiederà un drastico cambiamento nel set di competenze richieste, con un’enfasi crescente sulle capacità cognitive per affrontare problemi complessi. Creatività, pensiero analitico e alfabetizzazione tecnologica sono solo alcune delle skill in rapida ascesa. Di conseguenza, 6 lavoratori su 10 necessiteranno di formazione entro il 2027 per adeguarsi a queste nuove esigenze.
Nell’ambito di queste trasformazioni, specializzarsi in intelligenza artificiale e machine learning appare come un investimento promettente, con una previsione di crescita del 40% di tali professionalità entro il 2027. Anche le capacità analitiche, come l’analisi dei big data, la cybersecurity e la business intelligence, saranno sempre più ricercate.
Gartner individua 9 tendenze chiave che plasmeranno il futuro del lavoro nei prossimi cinque anni, tra cui la crisi del costo del lavoro, l’adozione della settimana lavorativa di quattro giorni, l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla ristrutturazione del lavoro, e l’importanza crescente della diversità, equità e inclusione come standard lavorativo.
L’accelerazione tecnologica ci spinge verso un’economia post-conoscenza, dove le competenze diventeranno la nuova valuta e i confini tra capacità umane e strumenti intelligenti si sfumeranno sempre di più. La domanda che rimane è: siamo pronti ad affrontare questo futuro?